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Il termine "analogica", in questo libro, indica lo scarto tra due codici con cui si esprime il discorso giuridico: la logica e l'analogia. Questi due codici, sulla scorta delle ricerche filosofiche di Enzo Melandri, sono complici e rivali. Rispetto allo studio ormai pioniere di Bobbio, secondo cui l'analogia è intesa essenzialmente come argomento da giustificare razionalmente attraverso "leggi di validità", dall'analisi di Melandri l'analogia emerge come un vero e proprio campo di operazioni, in cui l'argomentazione si affianca alla conoscenza e alla classificazione della realtà. A cavallo tra epistemologia e ontologia del diritto, l'analogia si presenta oggi, in un regime di pluralismo degli ordinamenti, come tecnica giuridica fondamentale, basata su continue approssimazioni. L'idea centrale di "Analogica" è che nel diritto l'uso dell'analogia, multiforme e talora oscuro sul piano logico, sia sempre necessario: è questo il "doppio legame" tra diritto e analogia.